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Al via la campagna per l’autunno 2021 dei Cachi "Questo l’ho fatto io"

14 ottobre 2021
Al via la campagna per l’autunno 2021 dei Cachi

Il caco Tipo e Rosso Brillante della linea "Questo l’ho fatto io", al centro della nuova campagna di mercato e di comunicazione del Consorzio Agribologna (Gruppo Agribologna) per l’autunno 2021. Con 2 soci - Zavoli (Poggio Torriana, RN) e Fabbri (Santarcangelo di Romagna, RN) - e una superficie di 25 ettari di coltivazioni, Agribologna vanta una produzione complessiva di circa 11.500 quintali/anno.

Dolce, dalla polpa morbida, fonte di acqua, sali minerali e vitamine, ricco di antiossidanti: a partire da ottobre, il caco sarà di nuovo sugli scaffali della GDO e sulle nostre tavole. Quest’anno, a causa del gelo primaverile che ha danneggiato pesantemente i germogli in fase di risveglio vegetativo, la produzione sarà certamente ridotta, ma non sarà compromessa la qualità dei prodotti.

Le varietà di frutto coltivate dai soci Zavoli e Fabbri, in particolare il caco Tipo o Loto di Romagna, sono quelle tipiche dell’Emilia-Romagna. In campagna si procede alla raccolta prelevando i frutti a mano, con delicatezza per evitare ammaccature, e ponendoli in imballaggi monostrato. Il momento ottimale per la raccolta coincide con il viraggio del colore del caco, che dal verde scuro passa al giallo, per poi divenire completamente arancione. Per il caco Tipo, questo momento inizia la prima decade di ottobre per terminare a fine ottobre. Per il caco Rosso Brillante invece, inizia dai primi di novembre e si conclude intorno al 20 del mese. Dopo la raccolta, i cachi vengono avviati in centri di condizionamento e stivati in locali areati per garantire un livello di umidità idoneo alla stufatura, per poi essere confezionati nei vari imballaggi e destinati agli scaffali della GDO e ai mercati all'ingrosso.

La varietà dei cachi che coltiviamo non è edibile alla raccolta, ovvero, i frutti non possono essere mangiati tal quali dopo lo stacco dalla pianta perché possiedono una quantità tale di tannini che renderebbero il gusto astringente e impossibile da consumare. Necessitano pertanto, di un processo di detannizzazione che li rende “commestibili” e fa assumere una consistenza morbida al palato, così dolce e gradevole. Il deciso colore arancione testimonia la forte presenza di antiossidanti. I cachi, infatti, sono fonte di betacarotene, ma anche di flavonoidi e contengono il 20% della dose giornaliera consigliata di vitamina C. Sono ricchi di zuccheri, ma mai come i dolci, che possono eccellentemente sostituire, e garantiscono un buon apporto di sali minerali, fra cui il potassio.

La Campagna di Comunicazione ‘Cachi-Questo l’ho fatto io’ prende le mosse dalla Campagna di Comunicazione del Consorzio Agribologna 2021 dove si riconosce il ruolo che le donne rivestono da sempre nel creare valore, partecipando ai progetti e ai successi del Consorzio e del Gruppo. Dal mese di ottobre, al centro della Campagna, Cristina Zavoli e i cachi della Società agricola Zavoli di Poggio Torriana (RN).

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Il Caco nella botanica, nella storia e sulle nostre tavole: di origine asiatica, l’albero del caco (Diospyros kaki) vanta tradizioni millenarie ed è fra le specie più antiche coltivate dall’uomo. Il suo arrivo in Europa è datato alla fine del ‘700, pare provenendo dal Giardino botanico di Calcutta. A partire dalla Gran Bretagna, il caco prese a diffondersi in tutta Europa, solo dal XIX secolo, in principio come pianta ornamentale e in seguito come albero da frutto. Emilia-Romagna e Campania sono fra le regioni italiane a maggior produzione di cachi. In Cina è conosciuto come l’albero ‘delle 7 virtù’, fra le quali la longevità, l’ampia ombra, la capacità di dare dimora agli uccelli, la bellezza delle sue foglie e dei suoi frutti.

Molto apprezzato infatti da un punto vista ornamentale, l’albero si contraddistingue per la chioma folta, con belle foglie caduche, che variano - secondo le stagioni - da un verde deciso e lucido, all’arancio, fino al rosso. Essendo sopravvissuto in diversi esemplari alla tragica esplosione atomica di Nagasaki, divenne nel dopoguerra simbolo di Pace.