Barbara, Francesco e Riccardo: i Pellerossa

Barbara, Francesco e Riccardo: i Pellerossa

Barbara, Francesco e Riccardo sono i miei amici produttori dei pomodori Pellerossa, i miei pomodori preferiti. Sono soci del Consorzio Agribologna e hanno avuto la forza e l'intraprendenza di riprodurre in una condizione di assoluta assenza di fattori chimici la coltivazione dei pomodori, sfruttando solo le forze della natura: il sole, l'acqua e, nei mesi più freddi, il calore pulito dell'acqua calda di un impianto a biomassa adiacente alla serra.

E' così che sono nati i pomodori Pellerossa. Io ci vado spesso quando voglio prendere una cassetta di buoni pomodori. Sono lungo la Via degli Orti, non molto distante da casa mia, e ci vado in bicicletta. La campagna intorno a loro è rigogliosa. Campi a medica e a cereali, serre orticole e alcuni frutteti. Ci sono andata ieri pomeriggio; avevano appena mietuto e l'aria era satura del profumo del frumento e dell'orzo tagliato.   Arrivo insieme a Riccardo. Lui non abita qui, i suoi campi sono più lontano, vicino al mare. La sua voglia di impresa l'ha spinto a mettere in piedi insieme a Barbara e a Francesco, una società che ha realizzato questa serra per la produzione dei pomodori "fuori suolo", cioè che nascono in piccoli vasi, e crescono giorno dopo giorno intorno a fili alti una decina di metri.

"La scintilla di tutto, mi dice Riccardo, è stata la voglia di dare una risposta alle esigenze del mercato che vuole un prodotto sano, con caratteristiche organolettiche stabili."
"Lavorandoci sopra abbiamo individuato due punti di forza, su cui potevamo puntare per avere un buon risultato: l'esperienza tecnico-agronomica di Barbara che coltiva da tempo i pomodori e la possibilità di poter abbattere alcuni costi, come avere l'acqua calda a prezzi più convenienti." 

"L'impianto a biomassa che è stato costruito su questi terreni, ci ha spinto di fare qui la serra, per poter avere l'acqua calda generata dall'impianto che altrimenti sarebbe andata persa"

La serra è grande un ettaro, una volta e mezzo un campo da calcio; qui i pomodori crescono ordinati in lunghi filari, si arrampicano sui fili tesi in alto e vanno verso la luce, mentre nella parte più bassa i grappoli diventano giorno dopo giorno maturi. 

I pomodori sono piante incredibili, quando la pianta arriva in cima, viene arrotolata in basso su sé stessa, fino a raggiungere a fine stagione 16-17 metri di lunghezza. E sono piante anche molto generose: ognuna produce dagli 8 kg per la varietà piccadilly, con le bacche più piccole, fino ai 14 kg per la varietà "grappolo", con le bacche più grandi.
 

"Sono produzioni più che raddoppiate rispetto alle normali produzioni, sottolinea Barbara, perché qui si sono applicate tecniche agronomiche di avanguardia"

Non occorrono tfase 3rattamenti chimici, perché le malattie fungine si prevengono con concimazioni mirate e con il controllo costante dell'umidità. Le piante vengono così impollinate con una sapiente dosaggio di insetti utili, che contrastano il proliferare di quelli che possono danneggiare le piante. L'ambiente viene raffrescato quando è troppo caldo e viene riscaldato in modo naturale con il calore dell'impianto a biomassa, quando fa freddo. E in queste condizioni, il sapore del pomodoro ci guadagna. Per realizzare dei buoni pomodori ci vogliono 40 giorni, poi vengono raccolti e confezionati in cassette per il mercato o in confezioni più piccole per i supermercati. I pomodori vengono raccolti ogni giorno in base ad un programma organizzato per settori della serra. Una volta raccolto viene selezionato manualmente eliminando le bacche che non sono mature o rovinate.
 

L'occhio del mercato e del consumatore vuole la sua parte! Il confezionamento avviene in 4 fasi: prima la base della scatola, con in fondo la ricetta Pellerossa Agribologna Premium, poi il riempimento con una o due mani (grappoli) di pomodori, l'inserimento della fascetta Pellerossa e infine il coperchio della confezione.

Il tutto avviene su una bilancia per garantire che il peso sia quello concordato con il cliente distributore. 

"Perché Pellerossa è il colore della buccia del pomodoro, aggiunge Francesco, ed è anche un omaggio ai nativi delle Americhe pre-colombiane che già conoscevano, coltivavano e mangiavano il pomodoro"

Allora si chiamava "xitomatl", il termine "tomatl" indicava vari frutti simili fra loro, in genere sugosi. Era di colore giallo oro e la salsa che si otteneva era già parte integrante della cucina azteca. Quando nel 1540 lo spagnolo Hernán Cortés rientrò in patria, ne portò alcune piante e iniziò una produzione nel Sud europeo. Per arrivare alla coltivazione e diffusione attuale dobbiamo attendere la seconda metà del XVII secolo. Ancora oggi in Spagna e in molte parti del mondo il pomodoro si chiama ancora "tomato". In Italia arriva alla fine 1500, nel sud e, grazie a selezioni e innesti successivi, si ha il viraggio del suo colore dall'originario e caratteristico colore oro, che diede appunto il nome alla pianta, all'attuale rosso.

Personalmente credo che sia più piacevole comprare un pomodoro con questo nome: hai la percezione di prenderti una pezzo della storia alimentare del mondo.

I pomodori PellerossaPomodori ripieni al tonno hanno la consistenza e il gusto per accompagnare le nostre insalate estive, o per delle fresche capresi con mozzarella e basilico, o gratinati. Barbara mi conferma che esprimono al massimo il loro sapore in gratin, svuotati e poi riempiti di pangrattato, grana e prezzemolo.

Prendo una delle ricette che hanno messo nelle confezioni dei pomodori Pellerossa e ve la trascrivo. 

  Pomodori ripieni al tonno

Prendete 4 pomodori a grappolo Pellerossa, 1 patata, 120 g di tonno sott’olio, 3 filetti di acciughe e un cucchiaino di capperi dissalati. Servono anche alcune foglioline di prezzemolo e basilico, olio extravergine di oliva, sale e pepe.
Tagliate la calotta ai pomodori e tenetela da parte. Svuotateli, salateli leggermente all’interno e capovolgeteli su di una gratella per far colare l’acqua interna. Intanto fate lessare la patata.
Tritate il tonno sgocciolato dall’olio, i filetti di acciuga, i capperi e le foglioline di prezzemolo e basilico.
Schiacciate la patata e unite il trito con una macinata di pepe.
Con questo composto riempite i pomodori. Irrorate con un filo d’olio extravergine di oliva, appoggiate sopra le calotte che avete tenuto da parte e infornate a 200 gradi per circa 15/20 minuti. Buonissimi!

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