Fuori Bologna, non appena passi il fiume Reno ed entri nel territorio di produzione del Parmigiano Reggiano, il paesaggio cambia. Anche l'agricoltura. Inizi a vedere le stalle con i campi a medica intorno, una differente maglia poderale, con filari di frutta e di vite, i colori mutano e la terra ha una fisionomia diversa, più rigogliosa, alberata, armoniosa.
I Gubellini vengono da questo territorio, fra le prime pendici delle colline bolognesi e la pianura, con una grande tradizione di coltivatori di frutta e una spiccata passione per le ciliegie. L'anno scorso andai a trovare Sergio Gubellini, che insieme alla sorella Laura fa l'oste-contadino, con una fattoria e un avviato agriturismo.
Oggi sono andata da Claudio e Franco, cugini di Sergio, non tanto distanti fra loro, ma simili per vocazione agricola e bonomia del carattere.
Incontro Claudio in una calda giornata estiva. Sole a picco, cicale e ricerca dell'ombra per parcheggiare l'auto. Il suo podere è nella prima campagna fuori città. Le case sono sempre più vicine e hai come l'impressione di essere assediati. Ma poi basta svoltare l'angolo, entrare, imboccare lo sterrato e sei in campagna.
Mi apre il cancello Claudio, 53 anni, alto e robusto, sorridente, aperto, un viso amico. Claudio ha il volto della genuinità contadina, quella che non ti inganna.
Claudio condivide con il fratello Franco un terreno di 8 ettari, coltivato a ciliegie, albicocche, pesche e nettarine, susine, pere e mele e zucche.
Fa caldo, si cammina sull'erba sul bordo dei filari, cercando l'ombra negli alberi più vecchi che sono rimasti. La cavedagna ha le tracce delle gomme del trattore che, in alcuni punti, con il fango delle ultime piogge, hanno letteralmente scavato dei solchi profondi, a volte ancora pieni di acqua.
"Un tempo c'erano molti più ciliegi, mi dice Claudio, poi piano piano si sono diradati, faticano a sopravvivere, c'è qualcosa che non va, stanno scomparendo....sarà il cambiamento atmosferico, le precipitazioni, la modifica avvenuta nella falda acquifera, fatto sta che i ciliegi non crescono più da queste parti e li sostituiamo con altre specie più adatte al territorio."
Questo fatto della scomparsa dei ciliegi non è una cosa nuova, da un po' di anni si è messa di mezzo la
Drosophila Suzukii, una mosca che si introduce nella ciliegia quando sta maturando e la distrugge, decimando i raccolti. Pare ci sia stata una diminuzione del 20/30% dei raccolti, per cui c'è una vera e propria emergenza per questo gustoso frutto. Un danno enorme per l'agricoltura di questo territorio. In ogni caso, le ciliegie sono ormai finite perché Claudio coltiva una varietà precoce per essere sul mercato con una primizia.
Ci sono ancora delle piante con la varietà Nero, per la verità molto buona. Su un vecchio albero la mamma di Claudio e di Franco, in cima ad una scala, spigola fra i rami le ultime ciliegie che cadono dolcemente nel secchio.
E' un'immagine antica, suggestiva: il ciliegio, la scala, il secchio. Non c'è tecnologia che tenga quando vuoi fare un prodotto di una determinata qualità. Fare ciliegie può essere anche remunerativo, ma devi mettere in conto che ci vuole molta mano d'opera e tanto tempo. Queste ciliegie andranno in mercato. Ma prima immortaliamo questo momento.
Il mercato. Claudio lo fa tutte le notti. E' sempre stata la tradizione di famiglia, negli anni 70 erano soci della cooperativa Quadrifoglio, poi confluita in
Agribologna. Il mercato significa lasciare la propria famiglia nella notte e immergersi in questo mondo brulicante di persone e di casse colme di frutta e ortaggi, che inizia a vivere. Incontri, pacche sulle spalle, discussioni, contrattazioni, consegne, fino alle 8.
Quando gli altri entrano in ufficio, in fabbrica o sono in auto per andare al lavoro, Claudio rientra per una siesta, prima di ricominciare in campagna. Intanto Franco va avanti con il lavoro nei campi. Ognuno ha il proprio ruolo, uno più il lato commerciale, l'altro la parte tecnica.
Poi entrambi, per necessità, sono intercambiabili, sapendo fare bene il mestiere dell'agricoltore. Continuiamo il nostro giro. Le albicocche. Adesso iniziano a raccoglierle, quest'anno sono venute bene, poi sarà la volta delle nettarine e delle pesche, delle susine. Il ciclo di raccolta è continuo. Claudio e suo fratello Franco hanno impostato l'azienda sulla frutta, da maggio a novembre, con qualche inserto di ortaggi, zucche in particolare, in piccoli campi fra gli alberi da frutto.
"Le zucche sono un po' di moda e stanno diventando un buon prodotto, di buona resa. Con le zucche adesso ci fanno tante cose, anche per il benessere fisico. Insomma la zucca fa bene e allora coltiviamola!"
Per la frutta estivo-autunnale coltivano pere e mele. Le pere sono le willliam rosse, le bartlett, e le pere abate. Le mele sono le stayman red, varietà derivata dalla vecchia stayman, che da queste parti ha sempre avuto grande fortuna, con la sua forma tondeggiante appiattita ai poli, il peduncolo corto, la buccia verde giallastro con sovra colore rosso esteso, la polpa bianca e croccante, il sapore dolce acidulo e aromatico.
"Tutti gli anni investiamo un po' di soldini nelle piante nuove, sono il nostro futuro. A fermarsi adesso non ci penso proprio." Claudio ha voglia di continuare. La terra, questi campi li ha visti fin dall'infanzia e non vuole lasciarli.
Questo è un legame che sento sempre molto forte quando vado dai soci Agribologna: attaccamento alla terra, voglia di mantenere vive le proprie radici. Anche con Claudio e Franco l'ho avvertito, ma con una punta in più di semplicità, concretezza e fiducia nei propri mezzi. Valori in più da raccontare e da trasferire al consumatore.