La Via degli Orti abbandona la strada principale e svolta a sinistra. Diventa sterrata, in mezzo ad alberi e piante di lillà, scende un po’ ed entra nel piccolo borgo della Guadagnina, poche case, scrostate quel tanto per ricordarci che la campagna qui non è perfetta ma è vera, autentica. La Via degli Orti abbandona la strada principale e svolta a sinistra. Diventa sterrata, in mezzo ad alberi e piante di lillà, scende un po’ ed entra nel piccolo borgo della Guadagnina, poche case, scrostate quel tanto per ricordarci che la campagna qui non è perfetta ma è vera, autentica.
Il fiume Senio scorre come un piccolo torrente, si attraversa su un ponticello di pietra e sei da Daniele. Una casa semplice, la tenda a righe sulla porta, la rimessa, le voci di chi lavora all’ombra intorno ad un ripiano colmo di cetrioli. E’ il lavoro della cernita: la prima qualità da una parte, ciò che resta da un’altra. Daniele Campalmonti è un socio di
Agribologna di vecchia data. L’azienda agricola è alla terza generazione. Il nonno acquistò questo terreno nel 1928. Tempi duri, allora erano “garzoni” a Imola, un modo romantico per nominare il lavoro di bracciante, e presero questa terra prima in affitto. Si chiamava Guadagnina, e ancora oggi si chiama così Orto Guadagnina.
Nel tempo l’Orto Guadagnina è passata al padre e poi a Daniele a metà degli anni ’90. L’azienda conta 40 ettari coltivati a cetrioli, melanzane, kiwi, vigneto, basilico e menta.
“Il basilico e la menta” mi racconta Daniele, e nel dirlo la sua espressione cambia, il volto si illumina: si capisce che è importante per lui, per la sua storia, “li coltivava già mio padre, erano le piante a cui teneva più di ogni altra, l’attenzione e la cura erano speciali e ancora oggi lo faccio io”.
Andiamo subito a vederle. Sono delle serre a tunnel. Il basilico cresce direttamente sulla terra. Francamente non me l’aspettavo, pensavo alle piantine che crescono nei cubetti fuori suolo, invece mi trovo ad una distesa profumata di piantine di basilico. Daniele mi dice che l’hanno fatto sempre così: quando è il momento viene tagliato e venduto a mazzetti.Più avanti c’è il tunnel della menta: una distesa a perdita d’occhio, sembrano tanti piccoli alberi di Natale. La menta è un’infestante e cresce a dispetto di tutto. Raccoglierla è semplice, si taglia vicino alla base e così, cimata, viene venduta a mazzetti. Chi la compra? Tutti: ristoranti, pasticcerie, gelaterie, dettaglianti, grossisti per rivenderla sulle riviera Adriatica o in Versilia ai bar per decorazioni e per preparare il mojito.
Tutto questo da aprile a Natale. E’ una pianta perenne, si taglia e si rinnova, è robusta e vigorosa, un po’ di acqua e pochi problemi. Dà soddisfazione. Daniele recide con le mani alcune piantine, e me le lega. Mi sa che stasera le pianto sul balcone. Mi regala anche un manifesto con le ricette a base di menta che omaggia ai suoi clienti. Credo che non potrò resistere alla tentazione di provare a fare un piatto con la mente di Daniele.Completiamo la visita alla sua azienda. Ecco i tunnel di melanzane. Mi attraggono quelle bianche, meno diffuse, insolite.
Daniele mi racconta che è un prodotto di nicchia, il suo gusto è leggermente più delicato, come le striate, ma non ha mai preso spazio nel mercato, dominato dalle più tradizionali viola, siano esse lunghe o globose.
“La leggenda vuole che le melanzane bianche, mi dice Daniele, vengano da Imola, in particolare dalla collina in cui, un tempo, c’era la sede dell’Ospedale Psichiatrico, il manicomio per intenderci, molto famoso ad Imola, fonte di tante storie e fantasie, e che quindi le melanzane bianche siano “melanzane matte”, il risultato di quella diversità che tanto aleggiava sulla collina imolese”. Suggestivo, non trovate?
I cetrioli adesso sono in raccolta. Le piante dei cetrioli sono dei rampicanti che crescono intorno a fili appesi in cima al tunnel. Sono piante belle da vedere, fanno fiori gialli che assomigliano a quelli delle zucchine, di cui sono parenti, ma non hanno la stessa vocazione gastronomica, e che successivamente diventano quei grossi “sigari”, tanto apprezzati per le loro proprietà e versatilità.
A dire il vero, noi italiani non siamo grandi consumatori di cetrioli come i paesi del nord ed est Europa, un po’ perché da sempre abbiamo avuto per la nostra alimentazione e cucina tante alternative orticole, per cui il cetriolo è rimasto ancorato ad ingrediente delle insalate estive e poco altro. Ma il cetriolo avrebbe molteplici applicazione e le sue proprietà ne fanno un toccasana per tutto il nostro organismo.E’ ora di confezionare i cetrioli per il mercato e lascio Daniele e la sua compagna al loro lavoro. Oggi ho, come sempre peraltro, imparato un sacco di cose sulla nostra agricoltura, ma sopratutto una conferma: che il lavoro in campagna ha la semplicità e l’innocenza del rapporto dell’uomo con la natura.
Ritorno a casa con la menta di Daniele e le sue ricette, magari mi preparo un Tè alla menta, rinfrescante, energetico e tonificante.
Tè alla menta
Mezzo cucchiaio di tè verde, una manciata di foglie di menta, zucchero di canna, a piacere.
Scaldare la teiera e versare le foglie di tè.
Versarci sopra poca acqua bollente e ruotare velocemente, poi buttare via l’acqua facendo attenzione a non perdere le foglie di tè. Aggiungere la menta e lo zucchero e irrorare con un litro di acqua bollente.
Lasciare in infusione per circa 5/8 minuti, a seconda che lo vogliate più o meno forte.
Eliminare le foglie di menta che galleggiano in superficie. Servite in bicchieri di vetro per apprezzare il bellissimo colore del tè.